L’opinione della popolazione da un sondaggio Key-Stone in pieno allarme sociale, cittadini divisi tra senso di allarmismo eccesivo e favorevoli al rigore per la sicurezza collettiva
Radicale il cambiamento nel comportamento sociale degli ultimi giorni
Il sondaggio è stato realizzato su un campione rappresentativo di 500 soggetti adulti, compresi tra i 20 e i 74 anni, nella provincia di Torino, e rientra in una ricerca più ampia sulle opinioni e abitudini rispetto alla frequentazione di studi medici polispecialistici, centri diagnostici e studi dentistici. Attraverso alcune domande abbiamo voluto indagare le reazioni rispetto all’allarme e ai recenti provvedimenti connessi alla diffusione del contagio da coronavirus Covid-19.
Nonostante l’indagine sia stata realizzata nella provincia di Torino, il cambiamento di attitudine degli ultimissimi giorni è notevole e si suppone sia generalizzato e utile per altri paesi che purtroppo si trovano in un clima di crescente allarme sanitario.
A prescindere dal risultato del sondaggio, la cosa più sorprendente è il radicale il cambiamento nell’immaginario collettivo e nel comportamento sociale avvenuto in pochissimi giorni.
Prima di soffermarci sui dati, possiamo semplificare queste ultime tre settimane vissute in Italia (il primo focolaio di infezione è del 21 di febbraio) spiegando che abbiamo avuto almeno tre diverse fasi: una nella quale aumentava la paura ma il problema sembrava localizzato in poche zone, con provvedimenti presi “a macchia di leopardo” dalle Regioni (che corrispondono alle Comunità Autonome spagnole); una seconda fase in cui il Governo nazionale ha preso delle misure più severe (09/03/2020), ma sempre per determinate zone e infine, mercoledì 11 in tarda serata, il momento in cui sono state adottate misure molto severe a livello nazionale.
Ebbene, il sondaggio è stato realizzato dal 6 al 10 marzo, quindi una parte del campione è stata intervistata prima dei primi provvedimenti del Governo e un’altra parte il 9 e 10 marzo.
Dall’11 marzo la situazione in Italia è ulteriormente cambiata e, relativamente al settore dentale, sarà normale, in Italia, assistere a una forte riduzione delle prestazioni odontoiatriche e a un calo del mercato, anche importante. Ma ricordiamo che i servizi dentistici non sono “consumabili”, si tratta di servizi che vengono posposti di alcuni mesi, ma che prima o poi verranno effettuati dalla popolazione. È chiaro che se questa crisi, anche economica, dovesse durare a lungo si potrebbe innestare una nuova crisi economica e sociale da “cigno nero” (teoria di Nassim Nicholas Talebche che si riferisce a come eventi inaspettati di grande portata e grandi conseguenze possono avere un ruolo dominante nella storia) che potrebbe riportare il Paese e anche il settore dentale in una situazione recessiva più strutturale, ma augurandoci un ciclo negativo di breve durata (meno di tre mesi), possiamo immaginare un rimbalzo molto positivo a seguito di questa inevitabile frenata di prestazioni dentali.
Chiaramente occorre che le cliniche dentali, i laboratori e le imprese posano contare su una certa solidità finanziaria che gli consenta di “resistere” per un certo periodo e, inoltre, ci si aspetta che i Governi centrali e le autorità europee vadano in soccorso all’economia generale, ma nello specifico per quanto riguarda il settore dentale, siamo convinti che la ripresa avverrà in tempi relativamente rapidi e con grande intensità.
Tornando al sondaggio, abbiamo proposto ai cittadini quattro differenti affermazioni poste in ordine gerarchico per valutare quanta parte della popolazione ritiene eccessivo l’allarmismo e il possibile danno economico derivanti dai provvedimenti presi, rispetto a chi è favorevole a tali misure a prescindere da disagi e danni economici.
Di seguito la domanda e le possibili risposte: Considerando la situazione attuale creatasi con il diffondersi del contagio del Coronavirus COVID19, con quale delle seguenti affermazioni si trova maggiormente d’accordo?
1. A prescindere dai possibili impatti economici, è fondamentale prendere provvedimenti drastici che limitino il più possibile le possibilità di contagio tra i cittadini
2. Limitare determinati eventi, cambiare abitudini di vita e stare più attenti ai contatti con le altre persone sono azioni importanti per limitare la diffusione del virus, anche se hanno un impatto negativo sull’economia
3. L’allarme e i provvedimenti presi sono utili a ridurre le possibilità di contagio, ma stanno generando una situazione di ansia generalizzata e danno economico
4. L’allarme generalizzato che si è creato è forse più dannoso per il sistema sociale ed economico rispetto al reale rischio per la salute dovuto all’infezione
Il sondaggio, effettuato in cinque giorni dal 6 al 10 di marzo, dimostra una certa eterogeneità di giudizio tra gli intervistati, anche se si può notare come oltre la metà del campione sia favorevole alle misure adottate nonostante l’inevitabile impatto sull’economia. Un 31%, pur ritenendo utili le misure, dichiara che stiano generando ansia diffusa e impatto
negativo sull’economia, mentre il 12% ritiene l’allarme generalizzato più dannoso del reale rischio per la salute. Se da un punto di vista del livello di scolarizzazione degli intervistati non si notano differenze statisticamente significative, il fattore anagrafico è una discriminante. L’opinione relativa all’importanza fondamentale dei provvedimenti adottati, che ha una media del
25% nel campione, è solo del 12% per chi ha meno di 30 anni e supera il 35% per chi ne ha più di 60. Ma gli under 30 non si dimostrano contrari ai provvedimenti, infatti la maggior parte di loro, oltre il 50%, riconosce l’utilità delle misure del Governo ma dichiara che si stia generando un eccesso di ansia e danni di tipo economico. Sono invece i lavoratori tra i 30 e i 50 anni i più critici rispetto ai provvedimenti e all’allarme diffuso. Ma è sorprendente notare il netto cambiamento di opinione avvenuto negli ultimi giorni, con l’inasprirsi del numero dei casi di contagio e i due recenti provvedimenti del Consiglio dei Ministri.
Come si può osservare, comparando i risultati delle interviste del 6-8 marzo rispetto a quelle del 9-10, l’aumento dei soggetti favorevoli ai provvedimenti di legge e a comportamenti più rigorosi è
aumentato in modo drastico: segno di un cambiamento attitudinale importante, una probabile presa di coscienza della situazione di difficoltà e di rischio per la salute pubblica che fanno pensare
a una presa di coscienza che è incrementata degli ultimissimi giorni. L’indagine ha voluto anche indagare eventuali decisioni e cambio di comportamento nel caso in
cui i cittadini debbano sottoporsi a consulti medici specialistici, a esami diagnostici o a visite odontoiatriche in questo periodo.
In particolare, il sondaggio ha misurato l’eventuale ostacolo rappresentato dal rischio di contagio nella decisione di sottoporsi a uno dei servizi precedentemente indicati attraverso la seguente
domanda: Considerando l’allarme generato dal Coronavirus nelle ultime settimane, qualora in questi ultimi giorni abbia necessitato – o potrebbe necessitare nel mese di marzo – di prestazioni mediche tra quelle di seguito elencate, qual è stato – o sarebbe – il suo atteggiamento?
Come si può osservare dai risultati, oltre il 40% del campione non avrebbe problemi (o non li ha avuti) nell’effettuare le prestazioni in oggetto, ma circa il 30% preferirebbe rimandare, in
particolare nel caso del dentista, ambulatorio nel quale emergono come inferiori la scelta di effettuare la visita ma con preoccupazione e l’annullamento da parte della struttura.
In questo caso, la gran parte di rinunce o procrastinazioni del servizio medico in oggetto riguarda gli “over 60”, con differenze significative rispetto ai più giovani.
Anche in questo caso, però, le opinioni cambiano se raccolte negli ultimi due giorni. Come si può osservare nei risultati comparati per periodo, l’aumento della consapevolezza della situazione
generale che sta attraversando il Paese induce una parte dei cittadini a posporre alcune prestazioni mediche. In particolare, sono le prestazioni che prevedono una relazione personale con il medico a risentire principalmente del maggior allarme degli ultimi due giorni, con un forte aumento a posporre le visite specialistiche e, in modo molto marcato, gli accessi agli studi dentistici.
In ultimo una considerazione di “genere”, gli uomini risultano di gran lunga più propensi a ritenere l’allarmismo eccessivo e meno propensi ad annullare o posporre eventuali prestazioni mediche,
sono invece le donne, di qualunque età, a valutare meno importante l’impatto economico e a mostrare maggiore prudenza rispetto ad eventuali prestazioni sanitarie di cui dovessero
necessitare in questo mese.
Per ora, utilizziamo concretamente l’eventuale calo di lavoro per aggiornarci, per studiare, per fare nuovi piani per il futuro. E anche per prenderci cura di noi e dei nostri cari.
Ce la faremo, e saremo più forti dopo questa crisi. #AndràTuttoBene
I risultati dell’indagine: Comunicato stampa Key-Stone