In tempi di crisi, si sa, aumentano il bisogno di consolazione e la ricerca di spiritualità. E il business ovviamente rincorre questa domanda e aumentano le attività di marketing e comunicazione tese ad avvicinare sempre più fedeli, senza preclusioni e, a volte, trascendendo dai valori insiti nel credo stesso.

Infatti si riscontra una crescita della richiesta di prodotti con “valore aggiunto spirituale”: creme di bellezza halal per i Musulmani, come anche champagne o lasagne certificati, oltre a ristoranti in voga che servono questi prodotti, che oggi negli USA si trovano persino nei megastores.

La Trinity Church, chiesa episcopale di New York, propone la Web Crucis su Twitter, in India spopolano le visite virtuali di templi induisti. Il Golden Buddha Cellphone è invece un telefonino bagnato in oro con la funzione “tempio mobile” e un pulsante in giada che fa accedere a 5 diversi programmi di preghiera. In Italia una casa di moda friulana “Al Quds” (“La Città Santa” ndr) propone il jeans da moschea: ginocchia rinforzate, vita alta per evitare scandali quando ci si inchina e cuciture in filo verde, colore sacro per le culture islamiche.

E se della religione si fa un caso di marketing esperienziale, si hanno fenomeni come l’Holy Land Experience in Florida, vicino a Disneyland (patria del marketing esperienziale) che ricrea la Gerusalemma di 2000 anni fa: un surrogato di viaggio spirituale che si rivolge ad una generazione abituata all’immagine e al divertimento , che vuole rivivere la suggestione delle ambientazioni bibliche con un ruolo attivo nell’atto di consumo.