Nonostante l’ampia polemica delle scorse settimane tra ANDI e catene dentali, l’ampia ricerca dell’Istituto Key-Stone su un campione di 1000 famiglie italiane dimostra un certo distacco degli italiani nella scelta del tipo di studio dentistico cui si rivolgono.
L’attenzione è sulla qualità del dentista non sul modello di studio odontoiatrico, ma le catene consentono di accedere alle cure risparmiando.
Per il 35% ciò che conta è la qualità del dentista: alla domanda “Qual è la sua opinione sulle catene dentali? Il 30% non esprime giudizi, ma la maggior parte, più di un terzo, dichiara che è indifferente poiché ciò che conta non è il tipo di struttura ma la qualità del dentista curante.
Questo punto di vista è ancor più marcato tra i più giovani (38% tra chi ha 20-34 anni) e tra chi ha un livello di scolarizzazione superiore (diploma o laurea). Coloro che vivono in famiglie con un reddito superiore (oltre 3.000€ al mese) sono ancor più orientati a cercare la qualità del dentista senza demonizzare le catene (41%).
Il 16% a favore poiché consente di curarsi risparmiando: le catene odontoiatriche rappresentano una buona soluzione per accedere alle cure dentistiche e alla cura della salute orale per oltre il 16% degli intervistati, con una percentuale decisamente più alta nel Nord Est con un 26%, zona che tradizionalmente presenta il più alto tasso di odontoiatria di capitale. Anche in questo caso all’aumentare del livello di scolarizzazione cresce l’opinione positiva per le catene, mentre il reddito della famiglia non è rilevante per questa opzione.
Le catene dentali unica possibilità per accedere a terapie costose per l’8%: tra coloro che contano su un reddito inferiore a 1.500€ e/o hanno un livello di scolarizzazione inferiore ben il 10% ritiene che l’avvento delle catene odontoiatriche sia l’unica opportunità per le cure più costose, percentuale che raddoppia tra i disoccupati. Secondo i ricercatori, tale fenomeno lascia intravvedere l’indispensabilità di poter accedere allo studio dentistico a prezzi contenuti per una parte importante di italiani.
L’11% degli intervistati esprime un giudizio negativo sulle catene: solo un intervistato su 10 non si fida delle catene e ritiene che rappresentino un rischio per la salute. Tale percentuale non è condizionata dal livello di scolarizzazione del campione, mentre aumenta al 16% per coloro che possono contare con un reddito familiare più alto.
Un’ultima considerazione dei ricercatori riguarda il fatto che la grande polemica apparsa sui media tra ANDI e le catene odontoiatriche in merito agli emendamenti del DDL Concorrenza. Tali proposte vorrebbero estromettere coloro che non sono odontoiatri dal controllo delle società di capitare che erogano prestazioni odontoiatriche: la questione pare interessare poco l’opinione pubblica.
Secondo Roberto Rosso, presidente dell’Istituto Key-Stone, “il contenuto risulta essere assai più importante del contenitore, gli italiani desiderano poter accedere alle cure odontoiatriche anche quando non possono permetterselo sotto il profilo economico, e il rapporto fiduciario viene instaurato con l’odontoiatra curante, a prescindere dal modello imprenditoriale della struttura che lo ospita”.
Notizia pubblicata su ANSA, Il Sole24ore Sanità, Odontoiatria33 (Sezione press)
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