Il 19 novembre scorso Censis ha reso noto l’ottavo rapporto sulla comunicazione, redatto con la collaborazione di importanti aziende del settore delle telecomunicazioni quali 3, Mediaset, Mondadori, Rai e Telecom.
Queste le principali evidenze. Cresce nel complesso l’utenza di tutti i media, ma la percentuale più elevata è quella dei “navigatori”: gli utenti di internet sono passati infatti dal 20,1% nel 2001 al 47,0% del 2009. La crisi non ha intaccato il “consumo di media”, ma ha contribuito ad accelerare il processo di introduzione dei nuovi mezzi e di integrazione tra questi e i “mezzi classici”, ridefinendone il posizionamento. Ad esempio, i media gratuiti sono in espansione rispetto a quelli a pagamento, mentre il cellulare torna ad essere utilizzato in quanto telefono, registrando un calo nell’uso delle funzioni più sofisticate e costose; le “nuove” forme di televisione (satellitare e digitale terrestre) sono ormai entrate a far parte delle abitudini degli italiani, mentre la Tv via internet raddoppia i suoi utenti, passando dal 4,6% al 15,2%.
Se la televisione raggiunge ormai il 100% della popolazione, la stampa riporta diversi dati in perdita. Diminuiscono infatti i lettori dei quotidiani (dal 67% nel 2007 al 54,8% nel 2009) e quelli dei settimanali ( -14,2%): questi dati sono riconducibili al crescere di siti, motori di ricerca, blog e social network che forniscono in tempo reale tutti i generi di notizie, in forma praticamente gratuita.
E sono in leggera flessione anche i lettori di libri (dal 59,4% al 56,5%).
La radio, grazie anche alle molteplici possibilità di ascolto quali lettore mp3, telefonino e web, registra un aumento degli ascoltatori del 12,4%.
Infine, se è evidente l’attenuazione del “digital divide”, ossia il divario tra coloro che includono nella loro “dieta mediatica” anche internet e coloro che invece non lo contemplano, si sta assistendo ad un progressivo aumento del “press divide” ossia del gap tra coloro che utilizzano/non utilizzano mezzi stampa per informazione o semplicemente per intrattenimento. L’estraneità ai mezzi stampa aumenta soprattutto tra i giovani (+10%), gli uomini (+9,9%) e i più istruiti (+8,2%).